BRUNO LONGHI: LA PASSIONE PER LA TELECRONACA

Abbiamo fatto due chiacchiere con uno dei telcronisti più importanti d’Italia, capace di innovare e inventare uno stile nuovo a cavallo tra gli anni ottanta e novanta, che impazzisce per…Paulo Dybala.

Bruno! Come Stai? finalmente un po’ di riposo dopo qualche migliaia di telecronache…
In realtà non mi riposo mai perchè sono sempre attivo, dovrei godermi il riposo ma sono più indaffarato di quando lavoravo. Mi piace molto avere un rapporto diretto con i tifosi per rispondere alle loro domande e alle loro curiosità, mi diletto su Twitter… Ma non solo!

Quanto è cambiato il tuo lavoro rispetto a qualche anno fa?
Credo che il mio oggi sia un mestiere invaso da opinionisti che attraverso i social possono dire tranquillamente la loro: ai miei tempi era molto diverso ed è stato molto gratificante essere uno dei telecronisti di punta. Ora anche chi è bravo è in una selva, ce ne sono tantissimi, una volta non c’erano tutte queste televisioni, oggi ci sono 20, 30, 40 telecronisti e forse più, che commentano la Serie A TIM, mentre ai miei tempi venivano trasmesse decisamente meno partite e io ho avuto il privilegio di essere uno dei pochi che le commentava. 

Come sei diventato telecronista di calcio?
La mia prima passione è stata la musica, conducevo un programma in radio, poi avendo giocato a calcio ho cominciato a inventarmi trasmissioni sportive chiamando i giocatori che avevo conosciuto nelle giovanili dell’Inter oppure che avevo affrontato da avversari. La svolta è avvenuta grazie a una coincidenza quando il mio collega Piero Dardanello mi chiese di sostituirlo per fare un intervista a Nils Liedholm per la neo nata tv di Berlusconi prima di uno Juventus-Milan. Erano epoche diverse, Berlusconi vide la mia intervista e mi chiamò prima a Telemilano, e poi dopo i Mondiali del 1986 che seguii per Telemontecarlo, a Fininvest.

E come ci si preparava per una partita in quel periodo?
Una volta non avevi assolutamente dati, io ho inziato seguendo Inter e Milan sulle varie televisioni private, quello era semplice, il problema è stato con Telemontecarlo e poi Mediaset quando si facevano telecronache internazionali. Era un lavoro totalemente diverso rispetto a oggi: dovevi crearti una serie di contatti all’estero che ti permettessero di avere informazioni sui giocatori e sulle varie situazioni legate alla squadra che commentavi. Ora su internet si trova di tutto, il trucco è dosare dati e informazioni per dare un valore aggiunto a chi segue, come mettere la cigliegina sulla torta.

Sei stato uno dei primi ad arricchire il racconto delle partite…
Devo dire la verità: i miei predecessori se ne fregavano abbastanza, avevano la formazione e facevano molto play by play, diciamo che io e Sandro Piccini abbiamo cercato di arricchire. Ti faccio un esempio, se tu vedi un mezzo fenomeno ma non sai chi è e quanti anni ha diventa difficile appassionarsi. Io cercavo sempre di mettermi nei panni del telespettatore. Una volta prima di uno Stella Rossa-Real Madrid dovetti chiamare Boskov per chiedergli qualche informazione sui serbi. Poi una volta arrivato sul posto dovevi fare amicizia con i colleghi locali per raccogliere ancora più informazioni. 

E dello stile attuale di telecronaca che pensi?
Essendoci tantissimi telecronisti, inevitabilmente c’è una sorta di sovrapposizione nella terminologia e ci si uniforma. L’unico modo di distinguersi sono lo stile o il timbro di voce e si cercano terminologie sempre più originali per provare a emergere. Ai tempi di Pizzul o Martellini il marchio di fabbrica era semplicemente la voce. Oggi per i telecronisti emergere è veramente difficilissimo anche se il livello devo dire che è altissimo. 

La partita a cui sei più legato?
Quella che mi fanno ricordare tutti è Juve-Ajax del 1996 a Roma, l’ultima Champions dei bianconeri, ma anche la finale vinta dall’Inter nel 2010: erano entrambe il 22 maggio. Dire una partita singola è difficile, ricordo anche un Barcellona-Real Madrid del 1987 quando coniai il termine “autopalo”, all’epoca scrissero di me addirittura sulla Gazzetta dello Sport…   

E invece il più grande rammarico?
Mi sono mancati i Mondiali, li ho seguiti quasi sempre da inviato. Ho commentato solo una partita nel 1986. E poi la Nazionale italiana che ho commentato solo una volta contro la Moldavia su Canale 5.  

Veniamo a questo campionato di Serie A TIM…
C’è molta imprevedibilità nei risultati, ci sono due imbattute, Napoli e Atalanta, ma il percorso netto non ce l’ha nessuno. L’Udinese è fortissima ha fisico e idee chiarissime, il Milan per me è la squadra più forte ma il Napoli ha le caratteristiche per poterlo infastidire. Le crisi di Inter e Juve più che di risultato sono di gioco: soffrono aggressività e intensità delle squadre che affrontano. Vedremo cosa succederà con l’interruzione per i Mondiali, noi facciamo valutazioni che non tengono conto delle preparazioni fisiche… 

E a livello di singoli?
Kvara lo avevo visto ed ero sicuro che avrebbe fatto bene, Dybala per me è il giocatore più piacevole della Serie A TIM, al momento il mio preferito.

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